Arte Concettuale. Una conversazione con l’artista italiano Dario Agrimi

arte concettuale italiana dario agrimi

Dario Agrimi e l’arte concettuale. Poliedrico ed eclettico. Le sue opere si snodano dalla Pittura, alle Installazioni, passando per la Fotografia e la Scultura. Ecco cosa mi racconta.

L’arte concettuale di Dario Agrimi. Le opere

  • Ciao Dario, prima di tutto voglio farti i miei complimenti per i tuoi lavori e ringraziarti in anticipo per avermi concesso questa piacevole chiacchierata. Iniziamo dal principio, come e quando hai capito che nella tua vita ti saresti occupato d’arte?

Ciao e grazie a te per questa intervista. Innanzitutto ti dico che secondo me la figura dell’artista può essere comparata alla natura di un serial killer. L’individuo nasce killer e non può scappare alla sua natura. Un killer è tale anche se non ha ancora commesso nessun delitto, è solo in attesa di mostrare la sua vera natura. Anche un’ artista che non ha mai prodotto opere non vuol dire che non lo sia, è solo un’ artista che non ha ancora prodotto opere.

Quindi possiamo dire che fin da bambino io sapevo che sarei diventato un’artista, anche se non mi riconosco in questo termine. Mi considero uno scienziato dell’arte, che sperimenta, innova. Un individuo diventa artista solo dopo la morte, prima si è scienziati in azione nel campo dell’arte. Io ero attratto dall’arte fin da bambino, dall’arte in tutte le sue forme e ho solo seguito il percorso naturale del mio istinto, coltivando questa strada impegnandomi a fondo, grazie anche alla mia testardaggine.

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  • Se dovessi raccontare la tua arte ad un bambino, come la spiegheresti?

Il bambino è il pubblico più difficile per un artista, è spontaneo e mette in imbarazzo noi adulti. Ad un bambino farei vedere le prime opere che ho creato, partendo anche dai primi disegni che facevo alla sua stessa età, facendogli conoscere una realtà e un’idea di mestiere diversa da quella che si considera solitamente a quell’età. Il bambino rappresenta il mio prossimo fruitore. Devo cercare di appassionarlo e rispondere in modo chiaro ai quesiti che mi pone.

Le ispirazioni

  • Da chi o da cosa ti lasci ispirare quando realizzi un’opera?

L’opera realizzata o da realizzare segue un preciso processo di creazione. Tutto quello che ho studiato, le associazioni di idee e la cultura personale, sono le principali fonti di ispirazione per la creazione delle mie opere. Io non posso permettermi di copiare, copiando realizzerei un’opera non mia, che non mi appartiene. Io studio ogni particolare nei minimi dettagli e motivo le mie azioni, non lascio nulla al caso, a meno che non sia il caso il lavoro.

  • Ti occupi di arte a tutto tondo. Dall’arte concettuale, alla scultura ai dipinti passando per la fotografia. Esiste una tecnica alla quale sei più legato, che credi di padroneggiare meglio?

No, io miro all’obiettivo. Voglio che il risultato della mia idea sia il più fedele possibile a come la immagino e quell’idea può essere creata solo secondo una tecnica appropriata. L’importante è la realizzazione, il fine, non il mezzo.

  • Qual è l’opera, tra tutte quelle che hai creato, alla quale sei più legato e perchè?

La prossima, quella incompiuta. Al momento sono in procinto di realizzare un’opera con mia nonna, malata di parkinson. Lei ogni giorno disegna dei vasi con fiori, io le procuro il materiale. Il suo ultimo disegno sarà diverso dal primo, perché il tempo e la malattia influiscono sull’opera.

Una volta eseguita la sua opera finale, che spero avvenga il più tardi possibile, la composizione sarà compiuta senza che io abbia fatto alcun intervento: io sono lo spettatore che non può nulla, mia nonna è il mezzo e l’artista.

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L’arte concettuale di Dario Agrimi. Il pensiero

  • Quanto ti ha aiutato e quanto aiuta l’accademia nella formazione di nuovi artisti?

Oggi l’accademia ti prepara molto di più rispetto a quando l’ho fatta io. Ti posso solo dire che ai miei tempi il mio professore di pittura era un fotografo e raramente riusciva a chiarire dei dubbi riguardanti la tecnica della pittura. Oggi i Professori sono molto più preparati. I tempi sono cambiati, le tecniche e gli strumenti si sono evoluti.

Tornando alla mia esperienza personale, posso dirti che l’accademia mi ha insegnato molto lo stesso. mi ha insegnato a guardare, a condividere le idee, a carpire i piccoli dettagli e le astuzie di ogni persona che ne faceva parte. Ho anche imparato che i bastoni fra le ruote servono, dalle necessità nascono grandi cose.

  • In una tua intervista hai detto che ti diverti a provocare, soprattutto nel campo “erotico”. La provocazione mette in risalto, ma non rischia anche di omologare o sminuire l’artista e le sue opere?

No, se io espongo determinate opere o faccio determinati lavori è perché posso permettermi questo determinato lusso. Io studio anche quando posso permettermi di fare un determinato lavoro, questo nasce dal mio percorso di vita. Noi siamo frutto dell’erotismo, che è il gesto d’amore più profondo.

Di conseguenza possiamo definire questi progetti non come opere d’arte ma come esperimenti di scienza comportamentale, possiamo vedere le reazioni degli spettatori mentre visionano queste opere.

Le idee

  • Come mai, secondo te, l’arte contemporanea oggi è vista come un’arte che tutti possono realizzare, sminuendola di conseguenza?

Perché viviamo in una società di inversione: Dio non è il creatore, è il creato: Dio è una conseguenza al genere umano e non viceversa. Tutti davanti a una tela di Fontana dicono: “potevo farlo anche io”, ma l’opera d’arte parte da un’idea e Fontana ha avuto prima questa intuizione.

Bisogna iniziare a documentarsi sull’intero percorso dell’artista e non concentrarsi solamente sulla visione di un’opera. Non possiamo giudicare Picasso dopo aver visto una sua sola opera, bisogna vedere il percorso che l’artista ha compiuto e che l’ha portato a creare quella determinata opera. Prima inizieremo a farci domande e a documentarci prima smetteremo di dare giudizi affrettati e superficiali.

  • Come viene visto il ruolo dell’artista in Italia e all’estero, oggi?

Non ci sono differenze sulla concezione della figura dell’artista in Italia e negli altri restanti paesi. Qualsiasi artista, con qualsiasi caratteristica, in qualsiasi posto ha bisogno solo di una cosa: la fortuna. Se hai fortuna vai avanti, il talento senza fortuna non serve a nulla. Se dovessi io stesso decidere tra fortuna e talento, non avrei dubbi e sceglierei la prima. La figura dell’artista è elitaria: è una cosa per pochi.

  • Nomi di artisti emergenti nel panorama artistico italiano che ammiri?

Ci sono giovani artisti emergenti, ma non posso fare i nomi. Non mi sento di giudicare i lavori e i percorsi personali di altri artisti. Non posso citare dei nomi, perché farei dei torti alle persone non citate.

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L’arte concettuale di Dario Agrimi. Le passioni, i progetti

  • Cosa ti piace fare quando non lavori ad un’opera? Quali sono le tue passioni?

Le mie passioni influiscono sui miei progetti, tutto viene fuori dalla stessa mente. La mia passione è imparare, ogni anno mi impongo di imparare una cosa nuova che va dallo sport: pugilato o ping-pong alla musica, infatti ho deciso che il prossimo anno mi dedicherò alla musica, imparando a suonare il pianoforte. Queste passioni influiscono sulle mie idee, non venendo mai abbandonate ma coltivate sempre.

  • Se dovessi rinascere artista, ma in un altra epoca. In quale corpo o mente ti sarebbe piaciuto essere “reincarnato”?

John Holmes, faceva cose senza senso. Era spontaneità allo stato puro, vorrei essere lui perché rappresenta il mio esatto opposto.

  • Attualmente dove si possono ammirare e/o acquistare le tue opere? Progetti Futuri?

Per quanto riguarda l’acquisto ho dei procuratori sia in Inghilterra che in Russia, i miei lavori possono essere visionati sia nel mio studio che sul mio sito internet. Per quanto riguarda i progetti futuri posso solo dirvi che non avrete bisogno di cercarmi, ma mi farò vivo io.

Il sitoweb ufficiale agrimidario.com

Dario Agrimi, di origine abruzzese viene successivamente adottato dalla Puglia, dove si iscrive alla Accademia delle Belle Arti di Bari. Dopo gli studi all’accademia prosegue la sua attività artistica, mettendosi in luce e facendosi apprezzare dalla critica italiana come esponente italiano dell’arte concettuale. Nel 2011 partecipa alla 54° rassegna della Biennale di Venezia, grazie alle opere esposte: “Falling in love” e “Ovazione” la sua fama cresce a livello nazionale, così come il suo contributo artistico.

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